IL SONNO, QUESTO SCONOSCIUTO
Andare a letto la sera e dormire tutta la notte per svegliarsi al mattino è un’abitudine piuttosto recente anche se può sembrare una sequenza di comportamenti familiari, nati da sempre con noi.
Restiamo stupiti invece nell’apprendere che il riposo, come lo conosciamo e viviamo oggi, è un comportamento che risale alla rivoluzione industriale e all’invenzione della lampadina, entrambe hanno permesso di allungare e modificare le nostre ore di attività che prima erano scandite dalla luce del sole.
La necessità di dormire almeno 8 ore di fila per notte è dunque un’introduzione recente nella storia dell’uomo ma anche un processo interiore che è mutato in base alle nuove scoperte dell’uomo moderno.
Lo storico Roger Ekirch ha dedicato più di 15 anni allo studio del fenomeno, raccogliendo una grande mole di materiale a sostegno di questa tesi.
Prima dell’arrivo della lampadina e per tutto il Medioevo, il sonno ed il riposo erano fattori del tutto incostanti, si andava a dormire frequentemente poco dopo il tramonto ma ci si svegliava più volte nel cuore della notte per svolgere piccole attività: pregare, conversare, mangiare qualcosa, interpretare i sogni e per i più fortunati leggere e scrivere per poi ritornare a dormire.
L’abitudine a spezzare il sonno è attestata in molti scritti antichi che consideravano il sonno diviso in Primo Sonno e Secondo Sonno.
Non è del tutto errato ai nostri giorni pensare che l’insonnia che colpisce a metà della notte possa essere retaggio antico di quei ritmi circadiani ancestrali.
A quei tempi inoltre il sonno era definito come una periodica interruzione dello stato di veglia e generalmente gli studiosi del tempo, tra cui molti Filosofi, pensavano che esso rappresentava una attesa passiva interposta tra le tipiche attività fisiche e mentali della veglia oltre ad essere uno stato passivo molto più vicino alla morte che alla veglia.
CENNI STORICI
Nel 1830 R. Macnish nel suo scritto “La filosofia del sonno”, lo definiva come una sospensione delle facoltà sensoriali in cui le funzioni volontarie venivano sospese mentre quelle involontarie rimanevano immutate. Solo più tardi, nel 1860, si comprese che esistevano due sistemi neuronali ampiamenti diffusi nell’encefalo, l’uno che favorisce la veglia e l’altro che promuove il sonno e che quest’ultimo si attiva solo quando diminuisce lo stato di attivazione del primo.
Scoperte importanti furono fatte dal fisiologo Kohlschutter che osservando il sonno scoprì che era più profondo nelle ore iniziali e che tale profondità aveva oscillazioni cicliche.
In seguito, la scoperta dell’elettroencefalografia (EEG) e nel 1875 delle onde alfa, da parte di Berger, permisero di confermare le osservazioni precedenti e di costruire le basi per la ricerca moderna.
Rapidamente si scoprì che differenti fasi del sonno provocavano modificazioni dell’EEG.
Tuttavia, solo nel 1953 si comprese che il sonno consiste in due stadi completamente diversi:
- sonno senza movimenti rapidi oculari (NREM);
- sonno con movimenti rapidi oculari (REM).
Questa scoperta ha rappresentato la svolta decisiva nello studio dei meccanismi neurofisiologici di base del sonno e dei suoi correlati clinici. Infatti lo sviluppo di questa tecnica non invasiva per la visualizzazione dell’attività celebrale come l’EEG ha aumentato le conoscenze sulle caratteristiche quantitative e qualitative del Sonno così da poter indagare questo fenomeno in maniera scientifica